21 Giu 2019

Presentata oggi a Firenze la proposta di Cispel per raggiungere gli obiettivi di riciclaggio al 65% del totale dei rifiuti urbani al 2030, in anticipo rispetto alle scadenze previste dalla UE.

La proposta, presentata  dal Prof. Lubello prevede la realizzazione degli impianti di riciclaggio (digestori anaerobici, compostaggio, piattaforme di valorizzazione, centri di riciclo, fabbriche di materia, adeguamento dei TMB), e sollecita la Regione a definire scelte chiare per la gestione di scarti del riciclo e rifiuti non riciclabili, stimati al 2030 in 600,000 tonnellate circa.

Il parco progetti esistente è più che sufficiente per soddisfare questo fabbisogno, ma il compito di dare una risposta è del pianificatore regionale.

Alfredo Di Girolamo, Presidente Cispel: la nostra proposta consente di recuperare altra materia ad oggi non contabilizzabile nel riciclo (fino al 4%), di ridurre il conferimento in discarica sotto il 10% e di recuperare energia del 22% dei rifiuti. Intendiamo assumerci le nostre responsabilità, potenziando le filiere del riciclo, migliorando la comunicazione e la qualità dei servizi, innovando e realizzando nuovi impianti, per un investimento globale di circa 1 miliardo di euro in 10 anni”.

Alessio Ranaldo, Presidente Confindustria Toscana: nei prossimi anni, saranno moltissime le aziende toscane che investiranno in un ciclo virtuoso di economia circolare. Diventa, quindi, fondamentale individuare efficaci politiche pubbliche di lungo periodo, superando le incertezze normative e dotando il territorio di una adeguata impiantistica per aumentare il riciclo, ma anche per quei rifiuti che non sono riutilizzabili o riciclabili. E’ un deficit che ci allontana dagli obiettivi europei che ci chiedono di abbandonare progressivamente la discarica e mette a rischio anche la competitività delle nostre imprese. Cispel ha presentato oggi un piano importante per i rifiuti urbani; serve una eguale sforzo programmatorio per quelli speciali. Conosciamo la normativa e sappiamo che i rifiuti speciali, a differenza degli urbani, sono affidati alle regole del mercato, ma va superata a livello organizzativo e gestionale una rigida contrapposizione tra pubblico e privato; vanno al contrario ricercate, dove possibile, soluzioni comuni che sappiano garantire, sia per gli urbani che per gli speciali, la chiusura delle filiere, con indubbi vantaggi economici e ambientali”.

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